HEART OF GAZA – Li disigni di li picciriddi di Gaza, di Alessio Patti (traduzione italiana in calce)

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Associazione “Sicania Nicuzza”

Alessio Patti

Li disigni di li picciriddi di Gaza

Testo in Lingua Aulia Siciliana 

Ci sunnu signi ca non si ponnu cancillari. Disigni ca non avissiru esìstiri. Occhi di picciriddi ca vìstiru zoccu non si po immaginari e ca, nonostanti tuttu, ancora cercanu lu culuri…

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Antonio Lettera: Un Amico, un Lettore, un Cuore Devoto

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”Caro Alessio, ci hai abbracciato, senza saperlo, mentre eri per strada. Ci hai reso uomini migliori, in silenzio, usando fili di parole agganciate al cuore puro. Meriti tutto. Ti abbraccio forte”. (Antonio Lettera)

Antonio Lettera, filosofo napoletano.

Ci sono incontri che non sono casuali, anime che si riconoscono e si abbracciano in un sentire comune, in un linguaggio che va oltre le parole scritte. Antonio Lettera fu una di queste anime per me: non solo un lettore, ma un vero e proprio compagno di viaggio nella poesia, nell’umanità e nella ricerca della bellezza interiore.
Le sue parole, intrise di ammirazione e affetto, sono la testimonianza di un legame profondo, di una stima autentica e sincera. Antonio vedeva in me non solo il poeta, ma l’uomo, la luce nascosta tra i versi, la forza di un cuore che aveva saputo trasformare il dolore in armonia.
Nei suoi messaggi, emergeva il rispetto quasi reverenziale verso la mia scrittura, il bisogno di fermarsi e respirare tra le righe delle mie poesie, come chi trova rifugio in una baia sicura dopo il tumulto del mare.
Ogni volta che ti leggo il mio cuore si muove, e non so perché, dopo amo in maniera diversa, capisco tante cose“, scriveva Antonio. E questo certamente non per merito mio, in fondo io sono un nulla, ma perché egli ha registrato e testimoniato il dono di Dio in me e non ha avuto paura di dirlo ai quattro venti.
Per Antonio, io ero qualcuno che insegna senza volerlo, semplicemente attraverso la mia esistenza, attraverso la verità e la fede che trasmettevo con la mia arte. E il suo affetto non si limitava all’ammirazione intellettuale, ma si traduceva in un bene profondo, in un abbraccio che andava oltre la distanza fisica, oltre il tempo.
Quando cerco una poesia che sappia andare alle radici, che dica le cose senza agitarle… mi fermo alla tua spiaggia, sulla sabbia delle tue parole“, scrisse ancora Antonio. Una frase che è ovviamente una dichiarazione di stima, ma anche la consapevolezza che con la mia poetica ho donato riposo a cuori inquieti, dato voce ai silenzi, e qualche volta reso tangibile il profondo.
Il ricordo di Antonio Lettera resta inciso non solo nelle parole che mi ha lasciato, ma nel sentimento che ha saputo trasmettere. Il suo affetto, la sua dedizione, il suo sentire profondo sono la prova che la poesia, quando è vera, crea legami indissolubili.
Oggi, in queste righe, il suo nome continua a risuonare, come un’eco di gratitudine e di amicizia eterna.

 

Silloge siciliana – Francesca Privitera declama i versi di Alessio Patti

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Francesca Privitera interpreta i versi di Alessio Patti in “Silloge siciliana”

 

Traduzione dei testi (solo per i lettori fuori isola) dal siciliano all’italiano declamati da Francesca Privitera.

Madre delle genti

Amo definire la Sicilia “Madre delle genti”, poiché soltanto chi l’ama davvero è suo figlio e non ha importanza la sua origine, il colore della pelle, la religione, la cultura e lo stato sociale di chi la abita, conta soltanto l’Amore per la Sicilia: carta d’identità per entrare e uscire dal suo Paradiso da uomini liberi.
Sappiatelo!
Amo questa bella terra siciliana con tutto me stesso e con ogni sentimento e poesia e la ringrazio per la dolcezza che mi ha regalato già dal primo giorno di vita.Mi ricordo quando venni al mondo, vidi accanto a me tre mammelle: due erano di mia madre, l’altra della Sicilia, che mi disse: – Allatta innanzitutto al seno di tua madre e poi al mio; anch’io ti darò zucchero e miele, arte e passione, fuoco e ardimento e una carezza d’Amore. Continue Reading →

S’idda tuccassi a mia – di Alessio Patti (musica e canto di Alberto Marchetti)

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S’idda tuccassi a mia – di Alessio Patti

La poesia di Alessio Patti nel fantastico nuovo album del cantautore romano Alberto Marchetti “La Musica Dell’onda”.

S’idda tuccassi a mia

A la plaja, tra suli spacca petri

e celu celesti chi accarizza,

vitti na jarzunedda assittata supra a rina.

M’avvicinai a l’occhi so’… Chi maravigghia!

Avevunu di li rocci lu ruventi culuri

e di li fogghi tirrusi li sfumaturi.

Spirlucìavanu di malìa e di suli a la calàta.

Ch’era bedda, Diu miu!

Idda tuccava lu mari,

e lu mari si jincheva di prijizza.

Tuccava la rina,

e la rina si jincheva di scuma di stiddi.

E ju pinsai…

cu sapi chi succidissi sidda tuccassi a mia?

(Alessio Patti, Catania 17 luglio 1977)

 

Se lei mi toccasse

In spiaggia, tra sole rovente

e cielo azzurro che carezza,

seduta sulla sabbia vidi una fanciulla.

M’approssimai ai suoi occhi… Che meraviglia!

Avevano delle rocce il rovente colore

e delle foglie terrose le sfumature.

Erano magicamente illuminati di sole che tramonta.

Com’era bella, Dio mio!

Toccava il mare,

e il mare si colmava di gaudio.

Toccava la sabbia,

e la sabbia si colmava di schiuma di stelle.

Ed io pensai…

chissà che cosa accadrebbe se lei mi toccasse?

(Alessio Patti, Catania 17 luglio 1977)

https://youtu.be/zk8dk2q6yzs
https://youtu.be/ScsLiLtWRx8

Maria Rita D’Amico – legge Alessio Patti

La bellezza del verso siciliano Amore per la poesia si concretizza nella mia attività artistica spessissimo nel gemellaggio con artisti che mi onorano della declamazione dei miei versi.In questo periodo nel quale siamo stati tutti sottoposti alle strette regole anti Corona virus, io e altri amici artisti non ci siamo lasciati abbattere dallo stress e abbiamo continuato da casa a lavorare con l’entusiasmo di sempre realizzando progetti di valore.MARIA RITA D’AMICO è una protagonista del teatro siciliano con la quale da tempo collaboriamo attraverso i progetti culturali dell’Associazione “Sicilia cori miu”.Mi ha fatto dono della declamazione di alcuni miei versi e di traslazioni in Continue Reading →

Giuseppe Parisi, declama “O donna di lu me nfinitu amuri”, di Alessio Patti

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Giuseppe Parisi, declama “O donna di lu me nfinitu amuri”, di Alessio Patti

Giuseppe Parisi, giovane emergente attore catanese, anch’egli fine declamatore, interprete e narratore; il teatro è la sua casa; è la sua vita. Ha lavorato presso il Teatro Massimo di Palermo, Teatro Duse di Bologna, Teatro Angelo Musco di Catania, in quest’ultimo ha presentato con grande successo il suo monologo in un atto unico “Un fatto umano”; e ancora in quei teatri della gente (come quelli parrocchiali), le chiese dove incontrare il pubblico più autentico e sensibile all’Ars Populi, e dove egli ha debuttato con con il suo “Veramente quest’uomo…” (la passione di Cristo dagli occhi di un centurione romano).
Ha lavorato a fianco di grandi attori come Enrico Guarneri, Mario Opinato, Turi Fallica e altri ancora.
Di recente collabora anche con me alla declamazione interpretativa della tragi-commedia di William Shakespeare “Tanto strusciu pi menti”, nel ruolo del Conte Claudio, accanto a molti attori professionisti e non.
Ha declamato finanche i miei versi, un suo dono è “O donna di lu me nfinitu amuri”, che potrete ascoltare in questo video che ho realizzato per lui.
Insomma è un giovane artista capace, testardo perché non si abbatte mai alle avversità, è uno che crede ai propri sogni e li realizza; è un uomo impegnato nel sociale e il suo grido di giustizia e il suo diniego nei confronti della mafia e di ogni orrore contro l’umano li ha largamente testimoniati nei suoi eventi e monologhi: opere illuminanti per l’anima e il cuore.
Grazie Giuseppe Parisi per il tuo percorso artistico e umano.

Giuseppe Parisi

Giada Circonciso declama “Nica comu a na muddichedda”, di Alessio Patti

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Giada Giorconciso in “Nica comu a na muddichedda”, di Alessio Patti

Nicu comu a na muddichedda – declamato da Giada Circonciso

Cari amici, vi presento oggi un’artista straordinaria ed eclettica; per me – che tanto l’ammiro – è un’istituzione della nostra terra isolana: lei è Giada Circonciso, una raffinata attrice catanese di teatro, narratrice, interprete ed esecutrice.
Ama definirsi narratrice” Verghiana”; tra i personaggi di Giovanni Verga, ha amato moltissimo “Nedda, della quale ha raccontato più volte il dramma nei suoi diversi spettacoli.
In “Vi racconto”, ha presentato un viaggio unico alla riscoperta di miti, leggende e storie di Sicilia fino alla letteratura ottocentesca di Giovanni Verga, e poi ancora tanta eccellenza artistica in “Notte Bianca”, “I Malavoglia” e altro ancora…
Giada Circonciso ha scelto anche di interpretare nell’esercizio delle belle arti i miei versi e li ha declamati dopo aver visto la mia video-poesia “Nica come a na muddichedda”, interpretandoli nella versione maschile. Ed è nata subito una nuova opera di cui mi onoro e le sono tanto grato. Giada Circonciso è un’artista da ascoltare con attenzione e del cui incanto lasciarsi contaminare completamente; il prodotto della sua attività artistica è una “magarìa” dalla quale lasciarsi catturare: fascinazione, questa, che lei plasma ogni volta che interpreta qualcosa dall’intenso profumo siciliano.

Giada Circonciso

Mario Opinato legge una silloge di Alessio Patti

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Mario Opinato
legge una silloge di Alessio Patti

Mario Opinato legge una silloge del poeta Alessio Patti

Mario Opinato legge i versi di una silloge di Alessio Patti nella versione in lingua italiana.

Affinché si possa più ampiamente accogliere il dono della poesia, che è dato a tutti in tutte le lingue, l’attore Mario Opinato declama i versi di Alessio Patti nella versione in lingua italiana.
Un’occasione “speciale” come “speciale” è il dono di questo magnifico artista e amico, che ringrazio di vero cuore, al quale mi lega profonda amicizia.

Cari amici, alzate il volume del computer e godetevi l’ascolto di questo nuovo video. 

Paolo Ferrari legge il poeta siciliano Alessio Patti

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Paolo Ferrari legge il poeta siciliano Alessio Patti

Paolo Ferrari

“Caro Alessio, spero di poterti incontrare presto per stringerti la mano.
Alessio, sono orgoglioso di essere tuo amico”.

Ammaliami con “Paolo Ferrari”
Paolo Ferrari

Ammàliami

Trattènimi 
Prufunnu Àutru.
Staju pi junciri 
nta ‘n locu sacru
unni attènniri lu Misteriu
chi s’ammustra e scumpari,
chi è prisenza-assenza.
Oh Diu, sugnu cca!
Ammàliami,
mettimi nta lu to cori
o, si prifirisci, 
arrubbami.
Trascinami 
luntanu di cca,
d’ogni omu e criatura,
d’ogni suli e terra.
Catturami 
in eternu, ma lassami 
‘n sulu istanti
ni la to luci, pirchì nciammi
la me arma cu la to puisia.
Lassami lèggiri 
‘n sulu rigu, na parola 
di chiddi to’, pirchì pozza 
a la rijuta truvari fruttu 
ni la me terra.
Lassa c’addiventu 
latru di li to’ versi
e ca supra a du’ limpi 
fogghi di carta janca
pozza cupiari li to’ odi.
Li usu comu ali 
p’arricampàrimi 
ni la me terra,
e, riliggennuli, sapiri
d’aviri ancora 
qualchicosa di scriviri,
qualchicosa di dari.

Paolo Ferrari

Incantami

Trattieniti
Profondo Altro.
Sto per giungere
in luogo sacro
ove attendere il Mistero
che si mostra e svanisce,
che è presenza-assenza.
Eccomi, oh Dio!
Incantami,
mettimi nel tuo cuore
o, se preferisci,
rapiscimi.
Trascinami
via da qui,
da ogni uomo e creatura,
da ogni sole e terra.
Catturami
in eterno, ma lasciami
un istante
nella tua luce, affinché scaldi
la mia anima con la tua poesia.
 Lasciami leggere
un solo rigo, una parola
delle tue, perché possa
al mio ritorno trovare frutto
nella mia terra.
Lascia che diventi
ladro dei tuoi versi
e che su due fogli
di pura carta bianca
possa copiare le tue odi.
 Le userò come ali
per fare ritorno
alla mia terra,
e, rileggendoli, sapere
di avere ancora
qualcosa da scrivere,
qualcosa da dare.

Maieutiké

Lu primu oceanu figghiu d’arma mi fici,
ciatu ed essenzia;
lu secunnu, di jancu culuri,
nutricau di nèttari la me vucca;
lu terzu di carizzi la me facci.
Maieutiké, vecchiu e
fraccu oceanu di tinirizza,
funnamentu ancora e spiritu di vita,
supra a ddu jazzu a pàsciri l’uri
e di biddizza a trattèniri ricordi.
Travalicu cu ducizza
lu to sonnu mentri m’allatu…
e tu non sai chi t’ammiru
comu t’ammirai lu primu jornu di la vita.
O mà, t’amu!
Lassa c’attruzzu
li to’ capiddi janchi,
ca t’accarizzu la facci
ntomentri lu to sonnu
accarizza chidda me.
’N vasuni a tia
paradisu senza fini,
rosa senza spini.

(Alessio Patti – Catania, 22 maggio 2010)

Maieutiké

Il primo oceano mi fece figlio d’anima,
fiato ed essenza;
il secondo, color bianco,
di nettare nutrì le mie labbra;
il terzo di carezze il mio volto.
Maieutiké, vecchio e
svigorito oceano di tenerezza,
fondamento ancor e spirito di vita,
su quel letto a pascolar le ore
e di bellezza a trattener ricordi.
Varco dolcemente
il tuo sonno mentre m’avvicino…
e tu non sai che ti ammiro
come t’ammirai il primo giorno della vita.
Madre, ti amo!
Lascia che sfiori
la tua canizie,
che ti accarezzi il volto
mentre il tuo sonno
accarezza il mio.
Un bacio a te
paradiso senza fine,
rosa senza spine.