Cu’ si’?
(a na certa età li miti arritornanu)
Cu’ si’?
(a na certa età li miti arritornanu)
‘N Tràntulu m’attraversa l’anima…
Cu’ si’ tu ca fuji e sfuji attagghiu a mia
senza mai farisi catturari?
Di quali agnuni di lu me pinzeru
nesci fora,
oh arcanu mitu ca ti fai strata
finu a mia?
Cu’ sì tu nicuzza e spirlucenti criatura
di li stralucenti ali acculurati di celu,
tinnirizza ca non si po’ cuntari?
Si’ tu na dia?
Di la ciamma si’ lu stralucenti?
O puru si’ ‘n farfalicchiu?
Na fuddedda munachedda?
Cu’ si’, o Vèniri, china di biddizza,
ca di disìu m’allinchi
e ca lu cori mi fai amariari?
Veni tra li me’ linzola, parrimi d’amuri
e non mi fari chiù abbiliari!
Non lu vidi ca sugnu vecchiu,
non chiù amabili,
non chiù magnànimo ni l’animu?
E cu puru ca non vogghiu,
avvampu e spinnu ancora
comu fussi Apollu.
Si vinisti a purtarimi “Amuri”,
amami, o Vèniri, e fallu subitu,
ma si mi privi di cunsolazioni,
scumpari e non mi sdilliggiari.
(Alessio Patti – Catania, 28/01/2020)
Chi sei?
(ad una certa età i miti ritornano)
Un tremito m’oltrepassa l’anima…
Chi sei tu che fuggi e rifuggi a lato a me
senza mai farsi catturare?
Da che riva del mio pensiero
vieni fuori,
oh arcano mito che ti fai varco
fino a me?
Chi sei minuscola e scintillante creatura
dalle luccicanti ali colorate di cielo,
tenerezza che non si può narrare?
Sei tu una dea?
Della fiamma sei il rilucente?
Oppure sei uno spiritello?
Un folletto monachella?
Chi sei, o Venere traboccante di bellezza,
che di desio mi colmi e
il cuore mi fai amareggiare?
Fermati nel mio giaciglio, parlami d’amore
e non mi fare più avvilire!
Non vedi che son vecchio,
non più amabile,
non più altero nell’animo?
E nonostante non voglia, brucio e
bramo come fossi Apollo.
Se sei venuta a portarmi “Amore”,
amami, o Venere, e fallo subito,
ma se mi privi di consolazione,
sparisci e non mi dileggiare!
(Alessio Patti – Catania, 28/01/2020)
Bellissimi versi caro Alessio che hai vergato sul sentimento puro e vero dell’amore. È vero l’amore che abbiamo sentito in gioventú non è uguale a quello che si sente in etá matura, non si può neanche paragonare. Ti abbraccio carissimo fratello Alessio. 😘
Grazie, caro Jooseph!
Una lirica investita di sacralita. Amore che si estende al di là dei confini dell’anima e del senso. Una narrazione che intende, forse, velare il vero significato. Di quale amore si parla? Chi è questa minuscola è scintillante creatura che trova dimora nel tuo pensiero? Non vi è età che la sua bellezza e la sua forza non catturi. E tu ne sei prova vivente. Se così non fosse queste soavi parole non sarebbero nate. Sì, forse hai ragione:è tempo che ti consoli e non ti faccia più soffrire. È tempo che ti dia Amore. Che ti faccia sentire un tremito delicato e ti dia solo parole d’amore… Poesia resta nel suo giaciglio, rendigli vita! Ogni volta.
Grazie di cuore, cara Maria!
Caro Alessio dici bene io come te amo la bellezza interiore ed esteriore, amo quel senso di quiete che mi porta a riflettere e mi metto nelle condizioni di cercare di capire gli altri, amo dare più che ricevere perché amo leggere gioia negli occhi degli altri e non dolore. Non c’è nulla di male a rimaner fanciulli, magari questo sarà dovuto al nostro vissuto nella fanciullezza che ci ha forgiato in questo modo oppure è qualcosa che portiamo dentro nella sacralità dell’anima.
Caro Alessio, un brivido di emozione e di gioia mi coglie ponendomi ad ascoltare la tua lirica, che come è mio solito fare amo ascoltare ad occhi chiusi per far sì che ogni verso e tremito di voce entri nel profondo dell’anima, ogni verso inneggia all’amore, all’amore vero, puro, adolescenziale, dei primi battiti che tale rimane anche in età avanzata, quando si ama con il cuore il sentimento che prevale diventa melodia e deve essere condiviso dall’altro, altrimenti non rimane che il sogno, l’ideale forse difficile da raggiungere ma che permette di vivere come in una favola, liberi di farsi cullare dai sogni.💖
Che c’è di strano, cara Arcangela, nel sentirci più a nostro agio nella sacralità dell’amore, nella purezza degli sguardi, nella semplicità del cuore – che troviamo spesso nella giovinezza -, piuttosto che stare nell’aggressività di un mondo maturo (apparentemente maturo) e di un modo di vivere il sentimento quasi sempre fuori dai canoni della bellezza dello spirito?
Io e te, ad esempio, amiamo la bellezza a 360°… sia quella esteriore che quella interiore: due facce di un’unica realtà; e l’amiamo così tanto perché è il viatico che ci porta passo dopo passo alla bellezza più grande che è quella di Dio.
Ci piace la voce calma, perché gridando aggiungiamo al caos altra confusione; invece la bellezza va contemplata in atteggiamento quieto e attento. Soltanto così non ci sfuggiranno i “particolari” di ciò che l’amore quieto rende in bellezza.
Ecco che c’è di male nel vedere così come lo vediamo noi il sentimento?
Grazie, Arcangela, e benvenuta nel mio blog.
No Alessio non sono psicologo è che insomma non trovo le parole ormai mi conosci, comunque quello che hai detto vale anche per me sai la bellezza la purezza di certi momenti….. Poi ti dirò. Ti abbraccio!
Ciao Alessio a volte quando parli dell’amore cioè più che altro delle donne e della loro bellezza mi sembri un fanciullo i miei ricordi tanto me. Ma non è Alessio che abbiamo una visione adolescenziale delle donne mi chiedo? Cioè voglio dire…. Non è che siamo troppo fanciulli ?
Porta pazienza faccio un po’ fatica a spiegarmi: Io sono molto fanciullo e tu lo sai sono un sognatore inguaribile inseguo miti irraggiungibili ma mi spiace non riesco più a vedere le donne in questo modo trovo sia una visione estremamente illusoria poi magari in questi frangenti sono io che non comprendo quello che dici ma pur rimanendo uno che crede alle favole ormai non riesco più a vedere le donne come le racconti tu. Scusa per il mio modo di scrivere ma sai che ormai io detto al telefonino per cui non è facilissimo proprio 😁😁💛🧡
Caro Alfredo, mi hai piacevolmente stupito!
Non credevo ci fosse qualcuno tra i miei amici capace di entrare così in profondità nel mio animo.
Sei riuscito a capire qualcosa di me che mai ho rivelato ad alcuno.
Davvero è come dici: la mia concezione dell’amore, della bellezza e della donna è costretta dalla mia psiche a restare proprio dentro ad una visione adolescenziale.
Ho amato le donne più intensamente che mai durante la mia fanciullezza, e più le amavo così dolcemente più esse non rispondevano al mio sentimento con la stessa intensa partecipazione emotiva.
Ben presto divenni adulto e volli provare ad amarle ancora con lo stesso fervore giovanile di un tempo, ma mi fu impossibile, giacche la sofferenza attorno a me e dentro di me, frattanto, mi avevano reso lo spirito consunto.
Tanto è vera questa mia rivelazione che io stesso ritengo che i versi scritti in età adolescenziale riguardo all’amore e alla donna sono i migliori in assoluto che io abbia mai vergato. Migliori perfino di quelli di oggi, dopo un lungo cammino di maturità.
E’ lì, a quella tenera età, a quella sacralità, che tutto me stesso si è fermato; fermo a quella visione dell’amore sostenuta soltanto dalla purezza e dalla bellezza giovanile.
Non so se considerarla una colpa questa mia impossibilità di crescita, questo mio restare ancorato alla fanciullezza; probabilmente è il mio limite, che io difendo perché è l’unica parte di me restata ancora sacra e senza l’unto del mondo e della sessualità fine a se stessa.
Bravo, avresti potuto fare lo psicologo; saresti stato un grande medico dell’anima.
Complimenti, Alfreduccio.
Ti abbraccio!
Fratuzzu carissimu, chi diri di li to versi sublimi chi toccunu direttamenti l’anima? Lu to modu di scriviri e ricitari li to puesie è unicu e spiciali! Ascutannuti fu comu si fussi io stissu n’ta chidda situazioni, immedisimatu cumplitamenti di li to versi. Bellissima la musica chi ti faci sentiri ancora cchiu dintra a la puesia, e bravu lu pueta Luca Lisi a ricitari li versi in italianu.
Caro Joseph,
intanto grazie di essere venuto a visitarmi nel mio blog.
Se i miei versi sono riusciti a farti immedesimare fino al punto di trovarti come protagonista della scena che essi raccontano, non può che farmi grande piacere.
E’ questo lo scopo della poesia: creare mondi nei quali parlare di verità e sentimento. Se vi si entra, c’è poesia, altrimenti ci si sta attrezzando affinché essa sia.
Fratello, dalla Sicilia alla grande America dove tu ti trovi, il più forte e caloroso degli abbracci. Ciao!
L’uomo è in continuo viaggio attraverso le stagioni della sua vita ma, l’incedere del tempo, lascia dentro ognuno di noi, come una lunga scia di ricordi che, in modo più o meno flebile o ben marcati, tornano presenti ai nostri occhi. Di che natura sia l’entità che inquieta dolcemente il Nostro Alessio, Poeta veramente eccezionale, non è facile capire, egli stesso le chiede ( Cu’ si’?), forse il vago pensiero di un amore vissuto chissa quando o è soltanto la rielaborazione quasi mistica della sua stessa anima che con l’incedere del tempo non viene nemmeno scalfita dall’età? Ogni creatura invecchia e segue fisiologicamente le leggi della natura ma… l’anima, lo spirito che alberga dentro ogni essere umano, è senza tempo, leggere ancor più dell’aria, essa è libera di spaziare attraverso il nostro vissuto, sopra quella scia di ricordi endelebili che nemmeno gli anni potranno mai cancellare. Grazie a te Nobile Poeta Alessio Patti per questa tua eccellente lirica e nello stesso tempo desidero complimentarmi con l’attore Luca Lisi per le sue straordinarie doti d’artista e in questo caso di finissimo dicitore. Un fraterno abbraccio.
Com’è noto a tutti, caro amico Euranio La Spisa, illustre poeta, non è mai chi scrive versi il protagonista del racconto, ma sono personaggi che nascono dall’interpretazione del profondo dell’artista. Si raccontano una e mille vite, uno e mille amori, uno è mille desii, e dunque tutte storie che rappresentano le mille esistenze che i poeti trasmettono colme di emozioni ai loro lettori ed estimatori. Nulla di personale, pertanto.
Detto questo, identificarsi all’ambientazione di “Cu’ si’?”, però, è facile anche a me, ormai avanti negli anni e spesso in solitudine.
Grazie di cuore di questo tuo commento, caro Euranio, che inaugura per noi due una nuova avventura, un nuovo modo di confronto nel comune cammino poetico e umano.
Un abbraccio.
I miti ritornano, vengono a stuzzicare il poeta che si lascia attraversare da questa mitica creatura, come fosse una lucciola nella notte, lo desta, risveglia il poeta assopito, che brama ancora emozionarsi ed emozionare, lirica che incanta il lettore, bellissime le due interpretazioni, armoniosa quella di Alessio in lingua siciliano e intensa quella di Luca Lisi in italiano, fino a quando i miti ritornano il poeta rivive ogni volta meravigliosi risvegli, capace di destare il cuore più assopito, grazie infinite.
Cara Alba,
i miti mi hanno sempre affascinato: dèi e minacciosi giganti, oppure minuscole creature luminose e alate che ci girano attorno desiderose di comunicarci qualcosa.
Nella fattispecie di “Cu’ si’?” (Chi sei?), il protagonista, solo, vecchio e stanco, apre le porte del suo inconscio e vi fa emergere una figura magica, alata, bella e sensuale come Venere, delicata come una foglia… Una fata!
Che vorrà dire questa presenza? Lui stesso non sa, e domanda “chi sei?”, semmai sei venuta a portarmi “Amore” (quello di Cupido che fa innamorare di lei) dammelo, altrimenti non mi tormentare e fuggi via.
L’uomo nella sua solitudine crea mondi virtuali per sopperire alla mancanza di quelli reali, al bisogno infinito di carezze che non solo il corpo sfatto sente il bisogno, ma anche l’anima, così ardente, fresca e giovane, dentro una carcassa vecchia e consunta.
Insomma i versi svelano, come sempre, le più recondite verità.
Grazie, Albuzza. Un abbraccio.
Una chimera senza nome, quella che Alessio dipinge con versi e fervidi colori, tanto da penetrare in essa, e chiedersi quale volontà la muova. Ma per il poeta non vi è scelta, se non quella di abbracciare quella sensazione, e dissolversi nella sua impalpabile letizia. La declamazione in lingua siciliana dona al canto un inesplicabile slancio, che nella sua versione in italiano, anche grazie all’enfasi dell’attore Luca Lisi, riesce a toccare le corde intime del cuore.
Grazie, mio stimato e caro poeta Davide Cautiero.
Ad una certa età la fantasticheria è necessaria, aiuta a sopportare il peso degli anni e degli acciacchi.
Se poi è accompagnata dal verso, diventa anche uno strumento con il quale confrontarsi e, perché no?, prendersi un po’ in giro.
Da bambino nessuno mi ha raccontato una fiaba, ora in età matura lascio che ogni tanto una fata o un folletto mi vengano a trovare; in fondo non è altro che il riscatto di tanta mancanza di magia e incanto della più tenera età.
Un abbraccio!
Ciao, Alessio, un caro saluto 🙂 <3
Ciao, carissima Daria! Benvenuta, amica mia.