Agamennone di Eschilo

Agamennone di Eschilo – Traslazione in lingua siciliana di Alessio Patti – Prefazione di Giovanni Vecchio

Promo tragedie greche traslate da Alessio Patti

Prefazione

Alessio Patti è entrato ormai di diritto tra i maggiori autori contemporanei che si servono della lingua siciliana per la loro produzione letteraria ridando ad essa la dignità che le spetta. Le sue composizioni poetiche, ricche di umanità e sentimento profondo della vita, sono ormai entrate nell’animo di tanti lettori ed estimatori. Ma il Nostro, dopo essersi trovato in sintonia con il vissuto espresso in poesia dai grandi autori antichi e moderni, ci ha offerto la trasposizione in lingua siciliana delle più belle liriche nell’opera “Uguale agli dei” (2013), dimostrando in tal modo agli scettici che il nostro idioma è in grado di comunicare in modo efficace i contenuti più alti e i sentimenti più delicati. Ultimamente Alessio Patti ha avvertito il bisogno di accostarsi ai grandi classici del teatro, che sono e restano tali perché anche noi contemporanei intravvediamo in questi drammi l’essenza del vissuto umano, che travalica i secoli e le culture. Dopo l’Amleto e Romeo e Giulietta di Shakespeare, è ora la volta dell’Agamennone di Eschilo, il grande tragediografo della Grecia antica.
L’opera apre la trilogia dell’Oresteia, che ci presenta una concatenazione di delitto e castigo. La ragione ultima della scelta di trasporre in lingua siciliana l’Agamennone è forse metafisica e quindi teologica perché l’umano e il divino sono avvertiti dai protagonisti nel susseguirsi inarrestabile di atti delittuosi, che richiama la necessità di un ordine nel mondo ”che l’uomo sente come abisso della trascendenza in ogni suo atto” (C. Diano) senza il quale non si può concludere che nell’annientamento. Pertanto assume importanza il problema religioso e risalta il tentativo di Eschilo di superare il politeismo arcaico riportando con Zeus l’ordine e la giustizia. ”L’uomo è libero, ma la libertà è quella di inserirsi in quest’ordine” (R. Cantarella). Come si sa, al centro della tragedia attica del V secolo c’è ”il problema della giustizia, in tutti suoi aspetti, riconducibili alle due categorie di ‘colpa’ e di ‘responsabilità’ ” (L. Canfora).
Alessio Patti accetta la sfida del confronto con lo stile eschileo, di rara potenza scultorea, dalla vitalità prodigiosa, nel quale vibrano un ritmo segreto e un afflato superbo. Il testo dell’Agamennone, infatti, è pervaso da una tensione dritta e continua, basata sull’azione che definisce i personaggi senza ricorrere ad analisi psicologiche, e da una rara potenza poetica.
L’’impresa ardua di Alessio Patti dimostra non solo l’alto livello raggiunto da
lui nell’uso della lingua siciliana, nella sua purezza ed essenzialità, ma anche la capacità di entrare nell’interiorità dell’autore originale con il quale instaura un rapporto di empatia e rivivendone l’ispirazione più autentica; solo così il Nostro traduce senza infrangere lo splendore del testo eschileo sia nella lirica corale che nei dialoghi.
Auguro a quest’opera di Alessio Patti una calorosa accoglienza da parte dei
lettori comuni e della critica perché davvero ci troviamo di fronte a
un’operazione letteraria (e non solo) di alta qualità.

Giovanni Vecchio

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